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EDITORIALE

Prime conferme sul GeForce Partner Program di Nvidia

Finalmente sono arrivate le prime conferme sul GeForce Partner Program (GPP) di Nvidia. Queste conferme non arrivano da comunicati o da articoli sponsorizzati, arrivano direttamente dagli scaffali. Chi avrà avuto ragione? Quelli che vantano contatti diretti con i brand o chi ha usato semplicemente il cervello?

La strategia del silenzio, usata da Nvidia, a posteriori potrebbe essere letta come un: «Aspettate e vedrete». E in effetti già oggi possiamo vedere quali sono i risultati del GPP.

Piccolo riassunto sul GPP

[section label=”Riassuntino”]Chi per primo ha diffuso la notizia, dietro imbeccata diretta di AMD, cioè dell’unico concorrente di Nvidia, ha fatto ruotare tutto il discorso intorno al termine «gaming». Il 12 marzo scorso ci siamo voluti occupare del GPP, vista l’assenza di approfondimenti in italiano. Assenza giustificata, per carità, se lavori con Nvidia e AMD non puoi far torto a nessuno dei due. Noi non recensiamo una Nvidia dalla fine della prima guerra mondiale e abbiamo la fattura della CPU Ryzen 5. Non siamo vincolati a nessuno dei due, perché nessuno dei due invia “samples” a blogger indipendenti. Quindi, per quanto ci riguarda, non c’è nessun “buono”. Ci ha fatto smuovere il fatto che tutto si basasse su quanto riferito da uno imbeccato da AMD e uno che è ex dipendente AMD ma ora scrive per il Forbes. Queste sono le fonti iniziali, partite all’unisono. È possibile leggere il nostro articolo sul GPP, dove sono linkate anche le fonti, qui.

Il termine «gaming»

[section label=”Gaming?”]L’imbeccato da AMD riportava questa frase: «Gaming Brand Aligned Exclusively With GeForce». Nell’articolo originale il tipo non si orientava malissimo, si è perso poi negli interventi successivi su forum e Youtube. E tutto il codazzo di fanatici gli è andato appresso: «Oh caspita! La scritta gaming non potrà essere utilizzata! Scandalo!». Noi facemmo un ragionamento molto semplice: per acchiappare i ragazzini ti appropri del termine «overclock» non del termine «gaming». Evidentemente il contratto (violato) era di un partner Nvidia che come sub-brand usa proprio il termine «Gaming» e Nvidia ha fatto riferimento al sub-brand, non alla parola. Infatti: il primo prodotto, post GPP, con il termine «gaming» è un AMD.

Nvidia GPP

Diabolicum est per animositatem in errore manere

[section label=”Perseveranza”]Crollato il castello sul termine «gaming», l’imbeccato e l’ex marketing specialist AMD sono tornati a parlare, di nuovo all’unisono. La prima volta l’ex dipendente AMD ha citato l’imbeccato e ora l’imbeccato ha citato l’altro. C’è della tenerezza. Non hanno ammesso l’errore, figuriamoci. L’accusa ora è che nessuno dei partner di Nvidia (e AMD) vuole parlare, neppure a microfoni spenti. C’è da stupirsi? No. Il termine «gaming» ha fatto scuola, c’è stata la conferma che i contratti sono personalizzati e ogni parola può tradire la fonte. I contratti sono legati a clausole di non divulgazione e nessuno vuole pagare le penali a Nvidia per colpa di un imbranato che ne riporta stralci esatti. Linus ha “non confermato” di averlo letto e non ha usato nessun termine, nessuna frase, perché ovviamente così metterebbe nei guai lo sponsor la fonte. Linus è stato inoltre onesto nel dire che AMD, negli anni, l’ha sponsorizzato molto più di Nvidia e che può continuare a vivere serenamente senza i soldi di Nvidia.

Nvidia del silenzio

[section label=”Nvidia del silenzio”]Ma perché Nvidia è muta? Nvidia ha già parlato, pubblicando quel post quando l’imbeccato gli ha detto, via email, di essere stato contattato da AMD. È palese, perché a un consumatore frega meno di zero del GeForce Partner Program e non ha senso farci un post. Il silenzio successivo ha, secondo noi, due significati. Il primo è voler cogliere ulteriori indizi per identificare chi ha violato i termini. Ci sono due partner che utilizzano “gaming” come etichetta e lasciar cuocere nel proprio brodo imbeccato e compagnia potrebbe portare alla rivelazione di qualche altra frase presa direttamente dal contratto. Non abbiamo idea della consistenza delle penali ma non sarà roba da poco. Il secondo significato è strettamente collegato al silenzio degli altri…

Quei partner silenziosi

[section label=”I partner silenti”]Nel momento in cui la stessa Nvidia rende pubblica l’esistenza del GPP, tu partner puoi dire di aver aderito oppure no senza alcuna ripercussione. Così come nulla ti vieta di dire qualcosa del genere: «In linea con la nuova partnership, la nostra etichetta “pincopallo” sarà applicata solo sui prodotti che montano GPU Nvidia». Oppure: «Come partner di Nvidia creeremo una nuova etichetta per le loro GPU e quella esistente, “pincopallo”, sarà solo AMD». Il divieto c’è nel rendere pubblico un documento coperto da segreto aziendale. Sia chiaro che il problema, adesso, è che qualcuno ha fatto girare un documento riservato, non è il suo contenuto il problema. Allora perché stanno zitti?

L’imbarazzo dei partner

[section label=”Imbarazzo”]In maniera abbastanza ingenua è l’ex marketing specialist di AMD a spiegarlo nell’articolo su Forbes: «This is a big deal, because it’s the gaming brands for which marketing dollars are spent. It’s where campaigns are forged to gain gamer mindshare.». I marchi hanno investito dei soldi per far conoscere le loro etichette, i loro sub-brand.

Quello che Evangelho dimentica di dire è che i soldi investiti dai marchi erano soldi di Nvidia. Questi marchi hanno usato i soldi di Nvidia per promuovere l’etichetta e poi hanno messo la stessa etichetta sui prodotti AMD. Riprendendo l’esempio di prima:

  • Nvidia ti ha pagato il marketing per il sub-brand “Pincopallo” dove monti Geforce
  • “Pincopallo” è diventato un sub-brand famoso tra i videogiocatori, grazie ai soldi di Nvidia
  • Lanci una “Pincopallo Radeon” e a Nvidia girano le pincopalle

Come fa un marchio a spiegare questo ai consumatori senza perdere la faccia? Necrofagi e approfittatori non sono mai stati simpatici a nessuno. Ecco il silenzio. Ecco il cruccio di AMD, che adesso non può seguire la scia di etichette già note, sponsorizzate da Nvidia.

Impatta sui consumatori?

[section label=”I costi”]In maniera indiretta, tutto ciò potrebbe colpire i consumatori orientati sui modelli AMD. Se prima potevi fare marketing a spese di Nvidia, adesso o i soldi li tira fuori AMD o li tiri fuori tu. Se i partner devono creare un nuovo sub-brand e farci del marketing, devono investire più soldini di tasca propria (o di tasca AMD) e questo potrebbe portare a un aumento dei prezzi. Cosa che nel breve periodo non noterebbe nessuno, visto il problema mining, ma sul lungo periodo vedrebbe ridursi quel rapporto prezzo/prestazioni che tante volte ha favorito proprio AMD. La mossa di Nvidia quindi non taglia le gambe a AMD in questo momento ma la mette in difficoltà per il futuro, quando dovrà essere competitiva con i prezzi senza poter risparmiare mezzo centesimo in marketing. E i soldini che si investono nel marketing sono tanti, parola dell’ex marketing specialist di AMD!

Di Recensioni Vere

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