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Thief | Recensione

Iniziare la recensione di Thief dicendovi che non è Thief può sembrare assurdo, eppure non lo è per chi attendeva questo titolo sin dai primi annunci (2009) di un mai nato Thief 4. “Thief 2014” è un reboot che dagli autentici ha preso l’ambientazione e soprattutto il nome.

Con questi presupposti è difficile proporvi una recensione lunga e dettagliata senza continui rimandi alla serie originale che si trasformerebbero in difetti. Così abbiamo preferito rinviare la recensione di un mese per scriverla a freddo e vedere quanto e cosa ha realmente lasciato dopo le circa venti ore passate in game. Quel che ne esce è una mini-rece di complemento, fatta di ricordi sparsi.

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La Città è ancora sotto la tirannia del Barone e, al suo ritorno, Garrett si ritrova suo malgrado coinvolto nella rivolta guidata da Orion, leader dei ribelli. E fin qui sarebbe anche interessante come trama, non fosse quasi (c’è un mezzo colpo di scena, per di più già rivelato in molte recensioni) completamente piatta. Lo stesso Garrett non è più il ladro carismatico che abbiamo conosciuto ma è diventata una macchietta cleptomane fine a se stessa. Che senso ha, nel 2014, interpretare un master thief che ruba forchette e boccette d’inchiostro? Spesso vi sembrerà di star giocando ad un punta e clicca.

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Alla creazione del gioco potrete scegliere tra quattro livelli di difficoltà: furfante, ladro, maestro e personalizzata. Il grado di sfida di questo gioco è molto basso, quindi è consigliabile giocarlo almeno a difficoltà maestro poiché con i primi due livelli vi sembrerà di star utilizzando dei cheats.

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L’unica opzione che ci è sembrata irrinunciabile per evitare di vagare a vuoto per ore è la concentrazione. Se da una parte rende il gioco più semplice, dall’altra alcuni elementi con cui è possibile interagire sono troppo difficili da individuare senza di essa. In Thief le interazioni sono scriptate, cioè possiamo interagire esclusivamente nei modi decisi dagli sviluppatori (che evidentemente l’hanno testato con concetrazione illimitata). Se sfugge un perno, non c’è modo di arrivare a quel punto arrampicandosi altrove. Questo è il primo grosso limite di Thief.

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Il secondo, molto più grosso, è dato dai micro-caricamenti continui. Non ci troviamo di fronte ad un open world ma ad una piccola mappa divisa in piccolissimi quartieri. Passando da un quartiere all’altro (a volte persino all’interno dello stesso quartiere!) l’azione viene così interrotta da un caricamento nonostante la versione testata fosse quella per PC e non per console (che poi nemmeno sulla PS1 erano così numerosi). Ciliegina sulla torta: ad ogni passaggio da una micro-area all’altra si resetteranno sia le guardie che gli scassinamenti effettuati. La noia maggiore è per i secondi, perché vi servirà una memoria fotografica con GPS incorporato per ricordare quali casseforti avete già scassinato e quali no. Le forchette invece non respawnano :P

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Dopo qualche ora e qualche centinaio di caricamenti, la faccenda diventa insopportabile, per questo vi consigliamo di tirare dritti per la trama principale che dura 7 ore per poi eventualmente fare le missioni secondarie (lavori e commissioni).

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Finire il gioco in ogni sua sfumatura, tra achievements e missioni secondarie diventa così una prova di nervi più che una sfida videoludica. Per quanto il gioco non abbia goduto una tranquilla fase di sviluppo, viene da chiedersi come si possa mettere in commercio un gioco così scarsamente ottimizzato. Non c’è nemmeno la componente grafica giustificare ciò, poiché non ha nulla di speciale. Altra scelta incomprensibile è il cambio di telecamera durante certe interazioni, dato che non si può cadere senza volerlo. Anzi a volte i comandi diventano troppo macchinosi e impediscono azioni fluide durante le fughe.

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Gli stessi problemi li abbiamo riscontrati col cambio di frecce/armi da utilizzare che spesso slitta di una o più posizioni. Ultimo difetto che vale la pena di ricordare è la fisica che indietreggia di decenni. Un esempio per tutti: le frecce non cadono mai ma avanzano dritte verso l’infinito (o il primo ostacolo).

Nonostante i numerosi problemi, Thief non è un gioco da buttare. Per quanto semplificata, la componente stealth resta indispensabile per portare avanti con successo le missioni ed è impossibile improvvisarsi tank. Per fortuna Garrett è rimasto una pippa nel combattimento corpo a corpo e le abilità sbloccabili sono quasi tutte votate allo stealth. Come detto all’inizio, le interazioni sono tutte scriptate e non c’è un’ampia scelta su come agire, salvo due-tre opzioni (nelle missioni principali) che consentono ingressi alternativi agli edifici (ma l’uscita è sempre una). Il vostro stile di gioco sarà infine giudicato al termine di ogni quest principale, insieme ad un riepilogo delle sfide per ladri e le statistiche.

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Gli scassinamenti sono più che semplici, a qualsiasi livello, ma in fondo è l’unica cosa che ci ricorda che non stiamo controllando un ladruncolo qualsiasi. L’intelligenza artificiale è appena abbozzata e la difficoltà sta tutta nel numero di guardie più che nella loro qualità. Forse mettere meno guardie ma più abili sarebbe stata una scelta migliore. Allo stato attuale l’IA va bene com’è, perché in alcuni punti sarebbe altrimenti impossibile passare in stealth (sempre per il discorso dei percorsi scriptati). Quello che ci ha colpiti, in negativo, è il comparto sonoro. Non parliamo della colonna sonora (buona) o del doppiaggio (italiano, decente) ma della propagazione del suono.

La differenza tra l’essere scoperti o meno non sta tanto nel rumore che fate quanto nella prossimità delle guardie. Spieghiamo meglio: se siete insieme ad un amico, ai lati opposti di una casa, questo vi sentirà rompere un piatto anche se non siete nella stanza accanto. In Thief invece vi sentono solo se siete molto vicini, altrimenti è del tutto inutile perdere tempo ad aggirare cocci o muoversi lentamente. Questo problema è stato in qualche modo aggirato piazzando delle gabbie con uccelli e cani che, più che per il rumore, si allerteranno se farete movimenti troppo rapidi.

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Tra l’irrinunciabile approccio stealth, le tante missioni secondarie, gli achievements e le sfide, Thief sarebbe potuto essere non un ottimo sequel ma sicuramente un ottimo gioco, con una longevità invidiabile. Qualche glitch qua è là sarebbe stato corretto col tempo, la difficoltà è personalizzabile, alla trama rimedi con le DLC e forse persino alla propagazione del suono si sarebbe potuto mettere una pezza.

Le interazioni scriptate (non si può nemmeno saltare quando si vuole!) e la divisione in aree minuscole con numerosi caricamenti a corredo hanno però rovinato sia le aspettative passate che quelle presenti. Non sono errori patchabili, il gioco è questo. Il prezzo del gioco è giustificatamente calato sin prima del lancio ed è perennemente scontato ovunque. Da tenere d’occhio e agguantare sotto i 40 euro, a patto di avere i nervi saldi e pronti a reggere i continui caricamenti. Ma proprio tanti caricamenti. A volte palesi, altre meschini, vi sembrerà di laggare. Peccato.

Il finale è aperto, speriamo per un seguito capace di far tesoro degli errori di questo capitolo…

Se vi piace il genere è da provare non appena in offerta. Potenzialmente coi saldi estivi di Steam potrebbe scendere sotto i 20 euro e nell’attesa non sarebbe male rigiocare la saga originale oltre ai primi Deus Ex, Hitman, etc.
Non è cattiveria, provate 20 ore di caricamenti continui e poi ne riparliamo :)

OK

  • Salva la componente stealth
  • Titolo longevo per chi ha pazienza
  • Garrett è tornato…

NO

  • …adesso fa il cleptomane
  • Niente fisica
  • Niente ottimizzazione
  • Tutto scriptato

Voto 74/100

Di Recensioni Vere

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