Categorie
ARTE SPECIALI RV

COME SCEGLIERE LE MIGLIORI MATITE COLORATE PROFESSIONALI E NON

Abbiamo deciso di pubblicare questo approfondimento sulle matite colorate professionali data la scarsità di contenuti in italiano e l’abbondanza di contenuti sponsorizzati in lingua straniera (+ quelli generati dall’IA!). Questa combinazione rende effettivamente difficile capirci qualcosa senza investire qualche soldino in libri.

C’è poi l’esigenza di avere un riferimento da menzionare all’interno delle nostre prossime recensioni sulle matite colorate, in modo da non essere costretti a ripetere ogni volta le stesse cose, tediando chi le conosce già.

In più è uno strumento oggettivo di valutazione: se la matita mostra troppi difetti di produzione, hai voglia a dire che è morbida, vibrante e pacioccosa! Resterà qualcosa di inutilizzabile in ambiente serio, dove devi pensare all’opera e non a prenderti cura di una matita dai mille difetti.

Realizzare questo approfondimento è costato molto tempo, molte ricerche e tante email senza risposta, perché alcuni temi restano un po’ un taboo. In primis quello della resistenza alla luce e della sua attendibilità. Buona lettura!

Indice

Matite colorate o pastelli?

Chi è un po’ a digiuno dell’argomento tende a definire le matite colorate: «pastelli». Nella terminologia delle belle arti c’è da sempre una distinzione netta tra pastello e matita.

«Ma le matite colorate sono robe da bambini

Tra questi bambini citiamo Goethe, Klee, Dalì, Matisse, Kandisky, Munch… È del tutto normale per gli artisti e per molti professionisti servirsi di un mezzo comodo e duttile come le matite colorate!

Non solo pittori e illustratori, anche architetti, designer, stilisti, botanici, arredatori: la lista è lunghissima! Da qualche anno si è aggiunto anche il segmento denominato adult colouring, cioè adulti che usano matite di buona qualità per colorare gli album, come facevano da bambini, per rilassarsi.

Vale la pena aggiungere una nota molto seria: ai bambini vanno comprate le matite per bambini. Su Amazon capita spesso di imbattersi in recensioni del tipo: “Alla mia nipotina di 5 anni sono piaciute molto”, consultando prodotti di belle arti per adulti. Nei prodotti per bambini è tutto atossico, studiato ergonomicamente per i bambini, oltre che fabbricato in modo tale da arrecare il minor danno possibile se usati male. Senza dimenticare che alcuni componenti delle matite subiscono trattamenti con antimuffa, fungicidi e altro. Non è che si mantengano immacolate per miracolo.

Ciò a prescindere da sigle strane e rassicuranti bollini in etichetta, che spesso sono dei semplici check. Quindi comprando il set di colori da 190€ alla talentuosa nipote, non le fareste facendo un regalo ma un attentato. Idem con le cinesate e certi brand di cui abbiamo già parlato.

Come sono fatte le matite colorate?

Le matite colorate sono composte da un nucleo, a volte erroneamente chiamato mina (le mine sono quelle delle matite di grafite), e un rivestimento di legno.

I produttori più famosi utilizzano legno sostenibile e sono attivi nella riforestazione. Il legno può essere di cedro californiano, tiglio, pioppo, pino caraibico o faggio. Alcuni scelgono di utilizzare agglomerati di scarti di legno rimacinati. L’importante è che sia legno compatto, facile da temperare con qualsiasi accessorio, compresa una banale lametta.

Tavolette matite colorate
Fonte: Insider

Il legno arriva in fabbrica sotto forma di tavolette rettangolari. Queste saranno scanalate da appositi macchinari. Nelle scanalature sarà versata della colla, in genere lungo tutta la scanalatura, in modo che il nucleo possa aderire bene. Infine un’altra tavoletta sarà piazzata sopra, a chiudere il panino.

C’è un modo per capire se il nucleo è ben incollato? Sì! Lo possiamo capire quando temperiamo le matite. Se tutto il nucleo ha ricevuto la colla, i residui di colore resteranno attaccati al legno.

test nucleo matite colorate

Curiosità: a inventare la prima matita di legno, cioè i primi a pensare a infilare la grafite dentro un pezzo di legno, furono gli italiani Simonio e Lyndiana Bernacotti. Pochi anni più tardi la Faber (oggi Faber-Castell) industrializzò l’idea è iniziò con i panini di grafite.

Fonte: Popular Mechanics

Una volta che il panino mattonella-nucleo-mattonella è assemblato, si passa a dargli una forma. La forme più diffuse sono la cilindrica e quella esagonale. Il diametro della matita dipende da quello del nucleo. Le matite professionali hanno un nucleo di almeno 3 mm, contro i 2 mm “standard”.

Dopo che le matite colorate sono state tagliate e sagomate, ricevono uno strato protettivo esterno, solitamente a base acquosa e atossico: perché il vizio di morsicare le matite c’è a tutte le età.

Infine sono marchiate e temperate.

Fonte: Popular Mechanics

L’intera fabbricazione è quasi del tutto automatizzata. Un prendere e spostare su rulli. Se una di queste macchine non è calibrata bene, o è difettosa, il prodotto finale ne soffrirà. Il difetto di produzione più temuto è, forse, il nucleo decentrato. Quando durante le operazioni di scanalatura e assemblaggio del “panino” qualcosa va storto, quel qualcosa di letteralmente storto è il nucleo.

Quando il nucleo è decentrato (o incollato male) è anche più propenso a spezzarsi e serve temperare con molta delicatezza.

Un altro segno tipico del nucleo decentrato è quello che vedete nell’immagine in basso: parte della punta è sempre coperta dal legno. Questo porta ad avere punte più corte e a dover temperare più spesso.

Un modo per risolvere entrambi i problemi è fare la punta servendosi di un tagliacarte o di una lametta, per poi rifinire con della carta abrasiva.

Qualche video sulla fabbricazione delle matite colorate:

Insider https://youtu.be/qqs3fxfmWr4
Popular Mechanics https://youtu.be/e0D54zPzRtk
Faber-Castell https://youtu.be/aPb-slJH9Vs e https://youtu.be/VttZvXZggno

Di cosa è fatto il nucleo delle matite colorate?

Il cuore delle matite colorate è composto da diversi elementi: pigmenti, agenti fissanti, inerti, tensioattivi, umettanti… Il tutto amalgamato in un enorme calderone di acqua bollente!

Quando l’impasto diventa bello omogeneo, viene tagliato in pezzetti piccoli e poi i pezzetti passano sotto un rullo. Il risultato sono dei riccetti di colore, molto sottili, che finiscono nell’estrusore per essere trasformati in un unico, lunghissimo, spaghettone. Lo spaghettone sarà diviso in tanti spaghetti della misura della matita. Gli spaghetti sono i nostri nuclei.

Tornando alla ricetta: i pigmenti sono la parte più importante e la più costosa, sono il colore.

I pigmenti non sono solubili in acqua e non si attaccherebbero al foglio da soli. I nuclei appena formati non scrivono ancora, devono fare il bagno nei fissativi, i più comuni sono cera d’api e carnauba. Alcune linee economiche usano paraffina o altri derivati chimici dall’odore orrendo.

Le cere non sono sempre morbide e spesso sono combinate, la miscela di queste diverse cere influisce sulla consistenza finale. Le matite più costose e apprezzate combinano le cere con oli vegetali, in modo da rendere il nucleo più resistente. Ne deriva che le matite “a base di cera” hanno degli oli e che quelle “a base oleosa” hanno sicuramente della cera. Non c’è la matita colorata senza cera o senza olio. Quando tracciamo una linea sul foglio, è la cera a fissare il pigmento.

Meglio le matite colorate a base d’olio o di cera? Chiariamo!

Aggiungiamo questo paragrafo perché sembra non sia abbastanza chiaro che tutte le matite colorate hanno olio e cera. Tutte. Non esiste differenza tra “matite a base oleosa” e “matite a base di cera”.

A determinare la durezza del nucleo è la combinazione di queste sostanze lipidiche: cera e olio. Più precisamente dipende dal punto di fusione.

Per fare in modo che le sostanze lipidiche siano ben solide a temperatura ambiente, nella mistura viene aggiunto l’olio di ricino.

Il modo in cui tutto ciò (sostanze lipidiche, compreso l’olio di ricino, additivi e pigmenti) viene miscelato insieme genera un nucleo dalle peculiarità uniche, per cui si ha proprio quel tipo di matita e non un’altra.

I pigmenti

I pigmenti possono essere sintetici o naturali. Ci sono quelli estremamente rari (e costosi) così come quelli ultra diffusi. Alcuni sono evitati come la peste perché inevitabilmente poco resistenti alla luce o cangianti (ossidano).

Con le altre tecniche pittoriche abbiamo il privilegio di conoscere i pigmenti utilizzati, con le matite colorate questo non accade, nemmeno con quelle super professionali. Due colori possono apparire rossi, di tonalità simile, ma essere profondamente diversi a livello di pigmento usato. Per questo sarebbe cosa buona e giusta iniziare a indicarli in confezione, almeno per le linee professionali!

Serve sempre prestare attenzione alle combinazioni, specialmente con matite opache e molto cerose come le Prismacolor. In questo caso, rosso e blu non hanno generato il viola ma un marrone.

Per rendere i colori molto vividi, alcuni produttori aggiungono i coloranti agli ingredienti. Il colorante è molto più economico dei pigmenti, meno resistente alla luce, si comporta diversamente quando miscelato, etc. Se una matita (non acquerellabile) traccia linee poco resistenti all’acqua significa che c’è molto colorante.

Vale la pena ricordare che non c’è nulla di male se dei colori risultano spenti anziché saturi. È semplicemente una caratteristica. La tendenza oggi impone colori saturi e morbidi, ché vanno benissimo per colorare album e per certi disegni. Per dipingere, invece, serve tutto. I colori saturi sono quelli delle ombre, dove c’è più luce c’è desaturazione. L’ideale è sempre combinare più matite, tenendo a mente che c’è differenza tra desaturati e poco pigmentati!

Subito dopo il pigmento, tra gli ingredienti, ci sono i materiali inerti. Cosa fanno? Contribuiscono alla consistenza finale e in qualche modo diluiscono la quantità di pigmento. I più utilizzati sono gesso, caolinite (detta anche argilla bianca o argilla cinese) e talco. Le matite colorate molto economiche (e le cancellabili) le sentiamo come secche e graffianti perché hanno pochissimo pigmento e tanto inerte. Il rapporto tra pigmento e inerte influenza anche la tonalità dei colori.

Le matite colorate “speciali”

Metallizzate: Vale lo stesso discorso delle altre, stessa ricetta ma con l’aggiunta della polvere di mica.

Woodless: Si tratta del nucleo, senza il legno intorno. Dovendo essere particolarmente resistenti, di solito sono composte da cere dure, poco pigmento, tanto inerte.

Solubili acquerellabili: NON sono acquerelli a forma di matita. La composizione è del tutto simile al nucleo della matita colorata ma il pigmento è sospeso in una miscela di gomma arabica. Una volta asciutte, queste matite si riattivano con l’acqua.

Blender: Si tratta di una matita morbida priva di pigmenti che si usa per miscelare i colori sul foglio.

Burnisher: Anche questa è una matita trasparente ma dura. Si può passare alla fine, come ultimo strato, per dare una finitura lucida (brunitura). Alcuni blender fanno anche da burnisher (es. Caran d’Ache).

Concorrenza e tutela del know-how

Tutti i marchi di prestigio mantengono le produzioni delle loro linee professionali all’interno dei confini europei, producendo in Sud America e Cina solo alcune linee economiche.

Matite colorate Made in Europe

Il motivo lo esplicitò Anton-Wolfgang Graf von Faber-Castell in un’intervista del 2013 rilasciata al NYT:

«Per produrre davvero il meglio qui in Germania e per mantenere il know-how in Germania. Non mi piace cedere il know-how delle mie migliori matite alla Cina»

E anche la presidente di Caran d’Ache, Carole Hubscher, lo scorso anno è stata molto chiara con SWI:

«Dovessimo trasferirci, perderemmo il notevole know-how dei nostri dipendenti, che abbiamo costruito in decenni»

Senza dubbio il non poter attingere a conoscenze maturate da brand ultracentenari rallenta le produzioni cinesi di qualità. Servono molti decenni di esperimenti, fallimenti, minute modifiche, per raggiungere chi è già molto più avanti. La formazione stessa del personale, dai progettisti agli operai, non è improvvisabile.

Un altro “rallentamento” viene dai controlli qualità. Se il ciclo produttivo di una matita top di gamma in Europa è lungo una settimana, con tutta la buona volontà sarà impossibile produrre qualcosa di altrettanto accurato in cicli produttivi di 2-3 giorni. Gli standard qualitativi devono abbassarsi per non gettar via mezza produzione alla volta. La situazione peggiora quando la fabbrica è “multi marca”, cioè produce matite per più brand: le economiche per eccellenza. Pensate che Caran d’Ache parla di ben 35 fasi di produzione (trentacinque) e 50 (cinquanta) ore di lavorazione.

Questo discorso vale anche per l’indotto! L’insieme dei fornitori delle materie prime, dei macchinari, dei loro pezzi, le ditte di manutenzione, etc. Se viene spostata la produzione, cambia proprio tutto.

I problemi che accomunano le produzioni low cost: nuclei che si scollano, legno crepato, confezioni con più matite dello stesso colore o con qualche colore assente, qualità incostante, formazione di muffe, colori che differiscono a seconda del periodo di produzione, etc.

Ci sono matite colorate contraffatte?

I produttori a rischio, ovvero quelli il cui brand è noto in tutto il mondo, sono soliti inserire sul proprio sito web una lista di shop ufficiali dove acquistare in tranquillità. In genere si assicurano anche che le forniture che arrivano a colossi come Amazon siano 100% originali.

Se qualcuno distribuisse prodotti contraffatti attraverso grandi piattaforme come Amazon, sarebbe smascherato molto prima di incassare il primo pagamento: inutile provarci.

Il discorso potrebbe essere diverso su piattaforme cinesi: Alibaba, Wish, Temu, etc. Negli ultimi anni i marchi europei sono comunque spariti da questi portali.

Quando le nostre matite preferite sembrano diverse da quelle acquistate qualche anno prima, non si tratta di contraffazione ma di semplice adattamento al mercato. Le matite cambiano formule, pigmenti, design. L’abbiamo studiato con il caso Faber-Castell ed è noto il caso Prismacolor, la cui qualità è collassata dopo aver spostato la produzione dagli Stati Uniti al Messico.

Traslucidità

Siamo soliti dividere i colori in due gruppi: opachi e trasparenti. Gli opachi sono quelli “coprenti”; ad esempio nel guazzo un colore chiaro può coprire un colore scuro. I trasparenti sono quelli che fanno da velo per ottenere un nuovo colore o una nuova tonalità. Nell’acquerello passare un blu trasparente sul giallo farà venir fuori un nuovo colore.

Le matite colorate sono una via di mezzo, sono traslucide. Quando si mescolano due colori è sempre possibile individuarli ma, nel contempo, danno origine a un nuovo colore. Rosso e giallo ti danno l’arancione, senza però sparire, senza fondersi. Proprio questo effetto rende unici i dipinti a matita eseguiti con più strati: dove sembra esserci un solo colore, ce ne sono più d’uno.

Con le matite molto morbide, la traslucidità si perde un po’ e c’è una maggiore opacità.

Altro problema delle super morbide è che, avendo più cera, sono propense al famoso wax bloom. Ovvero la cera col tempo affiora in superficie, creando una patina biancastra. L’unico modo per evitarlo al 100% è applicare un fissativo spray al termine del lavoro.

Matite colorate morbide vs dure

[section label=”Morbida o dura?”] Da nostro punto di vista è molto limitante parlare di matita morbida e matita dura. I tratti sono molto più complessi e con numerose sfumature.

Morbido come? Cremoso? Vellutato? Sembra sciogliersi come burro? E duro come? Solido? Gessoso? Graffia? Scorrevole? Addirittura setoso?

Ecco, mai fermarsi solo al morbido e duro. Anche perché ormai è molto difficile trovare matite colorate più dure di una classica 2B. Se ci fate caso, la frase più abusata è: “Sono morbide ma non come le Prismacolor”, che non significa niente. “Veloce, ma non come un’auto di F1”. “Caldo, ma non come un vulcano in eruzione”. Dai, su!

Oggi quasi tutte le matite colorate sono morbide, con qualche eccezione super morbida che può somigliare di più a un pastello a cera.

Qual è la carta migliore per le matite colorate?

Le matite colorate scrivono su qualsiasi superficie porosa e lo fanno bene. La superficie ideale e, di conseguenza, anche la carta ideale, dipende dal tipo di matita e dalla tecnica usata.

Se da una parte più è liscia la carta e più è facile riempire la grana, lasciando pochi puntini bianchi, dall’altra una carta molto liscia regge ben pochi strati. Per questo sono da evitare tutte le carte “extra smooth” per pennarelli, inchiostri e stilografiche (marker, manga, illustration, lettering, cartridge, plate, da fotocopie e quelle per le foto). Anche quelle troppo ruvide non vanno bene (rough, torchon, album con texture tipo tela, etc.) perché richiederebbero un numero infinito di passaggi.

Noi sconsigliamo anche i controcollati, come i “mixed media board”, perché sono semplici fogli sottili incollati a un cartoncino. Quando si va a cancellare, a strofinare, a brunire, la carta si rovina.

Consigliamo di partire da carte con grammature di almeno 150 g/m2 per imparare e per gli schizzi. Da 200 g/m2 in su per lavori un po’ più seri.

I tipi di carta che vanno per la maggiore sono: bristol vellum, satinata, hot/cold pressed della carta per acquerelli, il retro dei fogli per pastelli, e la PastelMat. Fino a pochi anni fa i negozi avevano dei campioncini per provare più tipi di fogli di ogni marca, ora sono sempre più difficili da trovare. Conviene prendere degli album A5/A6 e vedere quale carta sposa meglio il proprio stile. C’è anche chi si trova bene con i fogli da 200 g/m2 per inkjet! Così come per slanci altamente espressivi andrà benissimo la rough e per l’iper-realismo la plate.

Se uso i solventi mi serve per forza la carta per acquerello?

No, poiché si struscia un pennello quasi asciutto, mica si fa il bagno col solvente!

Carta nera: sì o no?

Usare le matite colorate su carta nera diciamo che è un esercizio di stile. Alla fine, per fare le cose come si deve, bisogna comunque preparare un fondo con matita bianca.

Acid free è importante?

Relativamente. “Acid free” significa che è stato tolto ciò che causa un ingiallimento precoce della carta. Se i fogli saranno tenuti bene, al riparo dalla luce, ingialliranno solo dopo molti decenni. Oggi gran parte della carta prodotta è acid-free, anche se non viene scritto.

L'incubo di ogni artista: carta ingiallita dal tempo
L’incubo di ogni artista: carta ingiallita dal tempo

Quando si lavora a qualcosa di importante sarebbe opportuno usare carta “archival”, e questa certificazione può averla solo la carta 100% cotone. La stessa PastelMat non arriva a essere archival (ISO 11108) ma si ferma a permanent (ISO 9706). Tutti i grandi marchi hanno carta da disegno 100% cotone, oltre alle citate carte per acquerelli hot/cold pressed.

La resistenza alla luce delle matite colorate

Se un disegno a matita è conservato nella sua bella cartelletta, tenuto sul quaderno degli schizzi o esposto all’ombra dietro un vetro che protegge dai raggi UV, non serve fare grande attenzione alla resistenza alla luce.

Un disegno con matite decenti, tenuto in casa, senza la luce diretta del sole, non muta prima di un 4-5 anni. E sarà comunque un mutamento minimo. Probabilmente durerà più del doppio se si avrà l’accortezza di comprare la cornice con pannello anti UV.

Quando si lavora su commissione, per stare a posto con la propria coscienza, sarebbe meglio utilizzare matite certificate secondo gli standard Blue Wool e/o ASTM.

Ma sono affidabili questi test? Sì e no. Alcuni brand riportano solo la bontà del pigmento, non della formulazione, nonostante la formulazione possa influire tantissimo.

In più non è mai chiara la resistenza delle matite acquerellabili, poiché dovrebbero avere due certificazioni differenti: una riguardante la forma secca e l’altra bagnata. La bagnata potrebbe essere molto meno resistente. Così come è meno resistente la velatura rispetto a un tratto più marcato.

Anche la bontà della carta, lo stato di conservazione, la temperatura, il grado di umidità, tutto influenza e può far collassare il grado di resistenza alla luce! In fondo parlano di conservazione in “condizioni da museo”, che non sono replicabili in normali case e uffici.

Durante questa ricerca abbiamo notato che sull’argomento ci sono anche delle frecciatine tra brand. Faber-Castell a questo link ritiene il Blue Wool unico standard buono (ma è nato per i tessili!) e ripudia l’unico standard studiato appositamente per le matite colorate: ASTM D 6901; dipingendolo come uno standard voluto da Derwent, Prismacolor e tale “Van Gogh” (Royal Talens/Sakura, immaginiamo).

Uno standard talmente di parte che Prismacolor manco lo usa più, dopo che gli ha stroncato praticamente mezza gamma colori! Non una bella figura da parte dei tedeschi, che potrebbero semplicemente giocarsela con uno standard in più, come ha fatto Derwent, che li adotta entrambi per certificare le sue top di gamma.

C’è da aggiungere che gli standard costano, quindi stai dove ti quotano meglio o non stai proprio, ti fai i test tuoi e dici “fidatevi”, perché di fiducia si tratta. Dubitiamo che gli enti certificatori mandino periodicamente degli ispettori a verificare che non ci siano stati dei cambiamenti tra una produzione e l’altra.

Come accortezza irrevocabile consigliamo di ispezionare con una banale torcia UV quali matite reagiscono alla sua luce. I pigmenti fluo non esistono, sono sempre tinte “trasformate” in pigmenti e queste durano pochissimo. Meglio escluderli, dato che potrebbero sbiadire molto in fretta e che è l’unico dato oggettivo che possiamo ricavare velocemente da soli.

Matite colorate professionali, vale la pena?

Il paragrafo segue, non a caso, quello sulla lightfastness. Abitualmente per “professionali” si intendono le matite con altissima resistenza alla luce. I puristi non includono nemmeno le Polychromos in questa lista, affidandosi esclusivamente alle matite la cui intera gamma ha un’alta resistenza alla luce: Derwent Lightfast e Caran d’Ache Luminance; le matite più costose. Il caso vuole che siano proprio due linee che non hanno temuto l’ASTM D 6901 :)

Ma chi sono i professionisti della matita?

L’architetto non è forse un professionista? E il cartografo? Può un cartografo essere felice con delle super morbide? Molto probabilmente no, preferirà quelle dal tratto più duro e fine.

Di contro, un caricaturista potrebbe preferire il tratto extra morbido, o mixare, sia i tipi di matita che il tipo di medium. Zero interesse per la resistenza alla luce, poiché scansionerà il risultato finale per effettuare gli ultimi ritocchi al PC e inviarlo via email. Lo stesso farà un designer, magari prediligendo le acquerellabili.

E l’artista? Dipende dall’artista, dalla sua spontaneità, se è un’opera commissionata oppure no. Chi esegue commissioni combina Lightfast e Luminance su carta cotone per l’opera finale.

L’artista che combina più media tende a operare in massima libertà, senza distinzioni di brand, mettendo preventivamente da parte solo ciò che ha resistenza infima.

Come si può intuire, l’idoneità al grado di “matita professionale” non dipende dalla resistenza alla luce ma dal tipo di professione e dalla qualità costruttiva.

Nessun professionista ha voglia di litigare con matite la cui punta si rompe di continuo. Così come saranno tutti più propensi a servirsi di una linea con una gamma di almeno 72 colorazioni e con matite acquistabili singolarmente. Sarebbe ridicolo dover ricomprare un set da 120 matite perché hai finito dark brown e caput mortuum!

Un parallelismo si può fare con i pennarelli professionali più famosi e più usati dai designer di tutto il mondo, specialmente designer con tanti soldini: i Copic. I Copic hanno una resistenza alla luce nulla. Nessun marker a base di alcol ha resistenza alla luce. I tratt isbiadiscono anche se conservati nei cassetti. Però sono usati, perché una cosa è fare il grafico e un’altra è dipingere la Gioconda. Le esigenze sono diverse.

Il fattore reperibilità

Un altro fattore fondamentale per i professionisti è la reperibilità delle singole matite. Dove trovo il colore che mi serve? Ce l’ha il negozio vicino casa? C’è sul negozio online dove ordino di solito? Ce l’ha Amazon a un prezzo decente o mi costa 6€? Magari c’è anche l’obbligo di acquisto multiplo! I restock in negozio sono veloci? La matita singola comprende un blister, un astuccio, qualcosa che la protegga?

Il fatto che i reparti marketing e commerciali abbiano passato gli ultimi dieci anni a penetrare Instagram, anziché mercato e distribuzione, ha creato dei problemi enormi in fatto di diffusione; e di affidabilità, come conseguenza.

Se lavoro da tre giorni a un ritratto e il gatto mi perde una matita fondamentale, io devo far affidamento su un brand ben distribuito, in modo da poterla ricevere in breve tempo. Se il lavoro è su commissione, c’è un termine tassativo, la nuova matita mi serve prima di subito! L’affidabilità nel concreto, nella quotidianità di un professionista, è dato da fattori come questo e non se il rosso corallo sbiadirà tra 60 anni! E dovrebbe farci riflettere il fatto che molti professionisti non badano affatto alla resistenza alla luce mentre lo fanno migliaia di influencer “colourist”.

Sempre di affidabilità parliamo quando c’è da valutare il modo di agire storico dell’azienda. E non si tratta solo di reputazione. Un esempio è il brand Spectrum Noir che ha l’abitudine di lasciar terminare le linee dei prodotti senza avvisare gli affezionati clienti. Le sue matite ColourBlend e AquaBlend sembrano arrivate oggi nuovamente a fine ciclo produttivo e sarebbero un pessimo investimento, poiché esaurite le scorte non saranno rimpiazzabili.

Il fattore spedizione

Abbiamo l’impressione che i produttori siano rimasti agli anni ‘90, quando i pochi ordini per corrispondenza erano ben imballati e i corrieri erano meno stressati. Dovrebbe essere compito del produttore pensare che il prodotto viaggerà nel cartoncino imbarazzante di Amazon o in qualche bustina simile al sacchetto della spazzatura. Dovrebbero essere loro a utilizzare dei packaging adeguati alla vendita online.

E da acquirenti dobbiamo tenerne conto! Se la confezione è poco resistente (comprese quelle di alluminio ultra sottili) dovremo includere nel budget per le matite anche i soldi per un buon astuccio.

Il consiglio è di comprare i prodotti di belle arti da negozi di belle arti, perché in genere prestano più cura agli imballaggi. Specialmente se state acquistando un regalo e/o una di quelle deliziose edizioni in cofanetto di legno! Amazon i cofanetti li manda nei sacchetti di carta: lettore avvisato…

A proposito di rottura del nucleo: per “fondere” il nucleo delle matite e tentare di correggere la frattura è sufficiente lasciarle esposte a una fonte di calore “mite”, come il sole estivo o in un panno poggiato sul termosifone. Il forno non va bene.

Il temperino deve essere buono

Quello Faber-Castell in metallo con due fori, economico, che trovi ovunque, va benissimo. Non usare quello delle elementari, se hai smesso di frequentarle 20 anni fa. Non spendere soldi in temperini troppo costosi di cui non vendono le lame di ricambio: si usurano molto velocemente con le matite colorate.

Il miglior investimento è un temperamatite elettrico (con la spina, non a batteria), bello grosso, con lama elicoidale e fori di dimensioni diverse (non quelli a morsa, che possono danneggiarla!). Ci troviamo bene con questo ma è ormai fuori produzione.

Olympia Olymp AS 607 | temperamatite elettrico | prova rapida

Accoppia al temperino una carta vetrata fine: ti servirà a tenere la punta aguzza più a lungo.

Importantissimo con gli acquisti online è testare immediatamente le matite con una bella temperata di massa! Se ci sono troppi esemplari con nucleo danneggiato, la cui punta si spezza in continuazione, è meglio optare per il reso.

Se col temperamatite manuale il legno della matita non viene via bello sodo, se resta “pelosetto”, è il momento di cambiare lama!

Danzando sulle punte

La matita deve danzare leggera sul foglio. La punta affilata è fondamentale, perché riesce a fissare il colore sul fondo della grana, senza bisogno di premere con forza. Una buona matita non ha bisogno di forte pressione.

Ricordate che non è un discorso di opacità, quanto di pigmento lasciato e di intensità di quel tratto. Quando si preme con forza si va incontro a due problemi: va a depositarsi più pigmento del dovuto e si rovina la grana del foglio.

Per poter colorare bene e stratificare in modo ottimale serve che la punta resti affilata il più a lungo possibile. Più la matita è morbida, più perderà velocemente la punta e servirà affilarla spesso.

Usare un solvente – o una matita acquerellabile – consente di fissare il pigmento più a fondo senza rovinare la grana del foglio. Un buon compromesso quando si ha poca pazienza!

La punta super affilata resta però fondamentale per i dettagli finali, alcune tecniche (come il tratteggio) e per l’iper-realismo.

Che gomma usare?

Le matite colorate non sono pensate per essere cancellate (salvo quelle cancellabili per bambini). La “cancellazione”, più che per rimediare agli errori, è pensata come parte integrante della tecnica. La gomma può essere un medium vero e proprio.

Quella pane è ottima per alleggerire il pigmento su carta e le gomme di precisione sono perfette per creare punti luce. Bisogna imparare a correggere gli errori sfruttando stratificazione e traslucidità. La carta super liscia è sconsigliata a chi sta imparando proprio perché, supportando pochissimi strati, non perdona gli errori!

Matite colorate e mixed media

Le matite colorate sono ampiamente utilizzate per aggiungere dettagli a dipinti effettuati con altre tecniche. Così come non è raro usare pastelli secchi o acquerello per le ampie campiture e gli sfondi, in modo da non consumarle troppo in fretta. Essendo a base di cera, loro possono aderire praticamente su tutto ma non vale il contrario: non possono essere usate come base per altre tecniche.

Consigli per scegliere le matite colorate

Il consiglio primario è di non tuffarvi subito in set da 100-200 matite, professionali o meno, economiche o meno. Meglio un bel pacchetto da 10 o da 12 pezzi per dare una prima personale valutazione.

Le matite di fascia media non sono quasi mai vendute singolarmente. In questo caso prediligete quei brand che almeno hanno la decenza di offrire un buon range di selezioni: paesaggio, ritratto, primari, grigi, etc.

Quando trovate quelle perfette, che ci andate matti, concedetevi l’intera gamma e usatele! Usate solo quelle fino a quando non le avrete completamente “capite”. In questo modo avrete un personale metro di misura. D’ora in poi tutto sarà più o meno morbido/scorrevole/pigmentato/etc. rispetto a quelle matite e sarà più facile integrarle con altre.

Anche se non vi interessa la resistenza alla luce, il consiglio è di segnare in qualche modo (magari attaccandoci un pezzetto di nastro adesivo) quei colori all’ultimo gradino della resistenza, perché si alterano in modo estremamente veloce. In foto l’esempio del Blush Pink 928 di Prismacolor, gradino più basso dell’ASTM D6901-06, praticamente svanito quasi completamente in meno di un mese di esposizione, a febbraio (figuriamoci ad agosto!). Si percepisce ancora il tono pieno, più scuro, ma tutta la gradazione velata è svanita.

Nei video nordamericani (e di chi li copia) il confronto è spesso con le Prismacolor perché erano le loro buone matite economiche. Noi avevamo Giotto e Faber-Castell classiche, loro Crayola e Prismacolor. Fino a pochi anni fa pagavano le Prisma intorno ai venti centesimi di dollaro l’una, oggi oltre il quadruplo (e Prismacolor ha lanciato la linea economica “scholar” per darsi un’immagine professionale). Da noi (Italia, Europa, Sud America, tutto il resto dell’universo) si aggiunge la forte speculazione degli importatori e non ha mai avuto alcun senso acquistarle.

Saper integrare matite di linee diverse e brand diversi è molto importante per tre motivi: reperibilità (se non si trova più la matita preferita si ha sottomano l’alternativa simile), tratto (le dure sono fondamentali per i dettagli!) e saturazione (in pittura fondamentale avere anche tinte desaturate).

Le matite di 20, 30, 50 anni fa

Su eBay e simili troviamo aste di lotti di matite colorate molto vecchie, con tonalità non più in commercio. La cosa può risultare vantaggiosa quando sono linee professionali note ancora oggi. Al contrario di altri prodotti (es. colori a olio, acrilici, guazzi, pennarelli, etc.) le matite colorate non si degradano col tempo. Resta però l’incognita dell’integrità del nucleo: più sono vecchie, più colpi avranno preso!

Ricordate allo stesso tempo che le “matite per bambini” di decenni fa sono molto più scadenti di quelle di adesso. Alcune linee Giotto di oggi sarebbero state scambiate per semi-professionali 30 anni fa.

Conclusioni

Le matite colorate richiedono tantissima pazienza. Sono anti-stress non perché semplici ma proprio perché richiedono la più totale attenzione: non si può pensare ad altro.

La matita colorata migliore è una combinazione di tutte quelle che sono utili al tuo stile personale. Una combinazione, ci saranno quindi più linee di matite, tutte ugualmente migliori per te.

Nessun produttore di matite colorate rivela i pigmenti usati. Così un innocente “nero carbone” può essere di origine vegetale (carbone), animale (ossa) o derivare dalla combustione del catrame. Mistero! Nel dubbio: non mettere in bocca.

Non inumidire con la saliva la punta delle acquerellabili.

Ai bambini vanno regalati i prodotti per bambini.

La carta è più importante della matita!! Disegnare la testa di un animale, in primissimo piano, tale da dover riportare ogni pelo e ogni riflesso, richiede tantissimi dettagli: matita dura affilatissima e foglio liscissimo (bristol). Una bella marina, col cielo in tempesta, tantissime sfumature di colore: matita di durezza media, magari solubile, e foglio ruvido. Fai solo ritratti? Matite morbide e facilmente sfumabili, carta vellum.

La combinazione matita-carta-stile è qualcosa di unico, strettamente soggettivo. E quanto un set di matite non ti convince, non metterlo subito via! Prima provalo con altre carte!

La resa della stessa identica matita può cambiare tantissimo tra una carta e l’altra. Per questo è d’obbligo non fermarsi mai alla prima impressione!

Lo speciale finisce qui, speriamo di aver chiarito qualche dubbio e creato quella preparazione di base idonea a capirci quando inizieremo a pubblicare le nuove recensioni.

Se qualche produttore vuole dire la sua, correggere ciò che ritiene essere inesatto, o semplicemente mandare dei pasticcini: può contattarci via email e pubblicheremo qui sotto le sue osservazioni.

Di Recensioni Vere

RecensioniVere non è un sito a scopo di lucro, né un volto da intervistare o una comunità da manipolare. È un nobile intento, un virus positivo, un'attitudine che speriamo diventi una tendenza. È Internet come dovrebbe essere: un piccolo passo verso il miglioramento che ciascuno di noi può compiere.

Recensioni Vere
Exit mobile version