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Broken Age

Eccoci finalmente con la recensione di Broken Age (aka Double Fine Adventure), ultimo lavoro di un Tim Schafer assente dalle scene videoludiche dal 1998 (Grim Fandango). Lanciato sulla nota piattaforma Kickstarter nel 2012, inizialmente doveva essere prodotto con 400 mila dollari e invece superò i 3 milioni di dollari nel giro di un mese. Nonostante tutto, anche i 3 milioni non sono bastati per sviluppare completamente il titolo e così Schafer ha deciso di dividerlo in due atti, in modo tale che il primo possa finanziare il secondo (sarà distribuito come aggiornamento “gratuito”).

Broken Age

In questo primo atto ci caleremo nei panni di due protagonisti, Vella Tartine e Shay Volta, attraverso due storie distinte. Il giocatore può passare in ogni momento da una storia all’altra oppure terminarne una per poi farsi tutta d’un fiato (fiato molto corto) l’altra. L’atto è brevissimo, dura meno di tre ore, per questo non vi diciamo nulla. Se avete letto recensioni più approfondite o wikipedia, potete fare anche a meno di giocarlo perché è tutto lì. Lo stile narrativo è fiabesco, con tanto di incipit per una morale finale. Non ci sono mai toni accesi, battute capaci di strappare una risata o risvolti tematici adulti. I drammi dei protagonisti, proprio come nelle fiabe, sono trattati in maniera leggera ed è molto difficile immergersi nella trama superati i dieci anni di età.

 Broken Age

Le meccaniche del gioco sono quelle tipiche delle avventure grafiche punta e clicca ma, purtroppo, in Broken Age ci troveremo di fronte a pochi scenari e ad una interazione molto limitata con sfondi e oggetti. Gli enigmi è difficile definirli tali e il gioco scorre in avanti senza la minima difficoltà (si potessero selezionare i livelli, sarebbe “molto facile”), come una fiaba interattiva. Solo in un paio di occasioni potreste trovarvi a fare alcuni giri a vuoto (con Shay) ma la cosa, più che grattacapi, vi procurerà qualche sbadiglio.

 Broken Age

Broken Age è il titolo che, grazie alla straordinaria raccolta fondi, ha portato più di uno sviluppatore ad affidarsi a Kickstarter. Ma è anche il titolo che porterà i donatori, specialmente i più generosi, a pensarci bene prima di finanziare un nuovo progetto. Tutti, compresi i backers, si aspettavano da Schafer un’avventura grafica classica, godibile da chi era bambino ai tempi di Monkey Island o Day of the Tentacle, non certo oggi. Il risultato è invece un titolo molto più simile a un dvd interattivo dai connotati fiabeschi che a un gioco. In Broken Age è stato curato molto l’aspetto tecnico, dalle animazioni ai disegni, senza dimenticare l’eccellente doppiaggio inglese affidato ad attori famosi (ecco dove ha speso i soldi) e le (non molte) musiche d’accompagnamento ben realizzate. Però sembra che gli sviluppatori abbiano dimenticato del tutto cosa rende un’avventura grafica degna di definirsi tale, mettendo completamente da parte sia i concept classici che quelli più moderni. Pensate a un titolo come Reversion, non certo un capolavoro, realizzato con soli 4000$ e poi provate a spiegare come si fanno a spendere oltre tre milioni per un dvd interattivo…

Potremmo sembrare troppo duri con Broken Age, ma le aspettative sono state oggettivamente tradite. Almeno per ora. C’è ancora il secondo atto da giocare e la flebile speranza che tutto possa cambiare.

Voto 63/100

Aggiornamento 11/7/2014: Il secondo atto è previsto per la fine dell’anno (!!!). Fonte.

Di Recensioni Vere

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